Supplici a Portopalo

dalla tragedia di Eschilo alle parole dei rifugiati

con Vincenzo Pirrotta, Gabriele Vacis
regia Gabriele Vacis
ideazione e drammaturgia Monica Centanni
scenofonia e allestimento Roberto Tarasco
collaborazione alla drammaturgia Anna Banfi
riprese video Michele Fornasero
organizzazione e distribuzione Angelo Giacobbe per Coop CMC/Nidodiragno produzioni

 

Sulla costa siciliana, divenuta frontiera delle rotte della disperazione del Mediterraneo, un coinvolgente racconto teatrale, basato sul dramma Le Supplici di Eschilo, che mette in scena la difficile decisione della città di fronte alla richiesta di asilo di chi fugge dalla guerra, dalla fame, dalla carestia.

La spietata logica del respingimento di chi si presenta supplice, alle porte della città, a chiedere aiuto è deprecabile e inaccettabile per le leggi non scritte del codice etico della gente di mare, ma anche per la sensibilità di una comunità civile.

Ma non basta la carità, non basta la pietà: solo la dimensione politica ­ insegna già Eschilo 2500 anni fa ­ può affrontare e risolvere positivamente, nel segno del bene comune, la difficoltà di migranti e cittadini. Eschilo compone le Supplici intorno al 460 a.C.: il racconto inizia con uno sbarco, lo sbarco di un gruppo di migranti in fuga dal proprio paese, l’Egitto, giunti a chiedere asilo in Grecia al re della città, e si conclude con la decisione dell’intera città greca di accogliere gli esuli come astóxenoi stranieri e insieme nuovi cittadini, in nome dei diritti sacri dell’ospitalità.

Portopalo è una città di frontiera sulla punta estrema della Sicilia, un piccolo paese che vive quotidianamente la realtà degli sbarchi e il problema dell’accoglienza, in cui una piccola comunità di pescatori e di contadini è costretta a misurarsi con una legislazione ambigua, a fare i conti con norme restrittive e violente che non fanno parte del codice tradizionale delle genti di mare. Portopalo è lo scenario su cui le parole antiche di Eschilo e i racconti dei migranti del nostro tempo acquistano una nuova vitalità.
Qual è il ruolo del teatro oggi?
Può una tragedia di Eschilo, un’opera di 2500 anni fa raccontare il nostro presente?
Quante Portopalo ci sono in Europa?
E quanto a lungo può continuare questo racconto?
Il testo di Eschilo si intreccia e si confonde con le tragiche testimonianze dei migranti che esuli dai loro paesi, in fuga dalla guerra, dalla fame e dalla carestia, dopo viaggi estenuanti per terra e per mare giungono sulle coste del nostro Mediterraneo, a chiedere asilo, a cercare una nuova patria.
Così il racconto teatrale si fa orazione civile e riflessione collettiva. Il teatro recupera così la funzione originaria che aveva nell’Atene del V secolo a.C.
Oggi come allora, il teatro ha senso soltanto se ricorda il suo originario ruolo politico.