LA SOMMA DI DUE 

tratto dal romanzo “La somma di due” di Lidia Ravera (edizioni Bompiani)
adattamento di Marina Massironi e Nicoletta Fabbri

con Marina Massironi e Nicoletta Fabbri

regia di Elisabetta Ratti

produzione Pickford – Nidodiragno/CMC

scene Maria Spazzi
costumi Narguess Hatami
assistente alla regia Chiara Senesi
assistente scenografa Francesca Guarnone
tecnico di scena Martina Ciavatta
foto Marina Alessi
si ringraziano: Teatro CorTe (Coriano); Teatro Petrella (Longiano); Spazio LabArca (Milano)

“Nessun essere umano che sia nato dopo il 1970 trova particolarmente inquietante o in qualche modo negativa la tendenza alla promiscuità dei genitori. Capita. Voglio dire: capita che ci si sposi e ci si stanchi, che ci si stanchi di sposarsi, che ci si accorga di aver sbagliato sposo e se ne sposi un altro. Siamo noi che non possiamo sceglierci loro, i nostri padri e le nostre madri, ma loro, fra loro, possono scegliersi e quindi licenziarsi vicendevolmente, scegliere da un’altra parte, e così via.”

Lidia Ravera

Sinossi

Due sorelle adolescenti, Angelica e Carlotta, vengono separate dal divorzio dei genitori. Una con la madre, l’altra con il padre in un’altra città. Si mancano, si accusano, si scrivono, si rincorrono per non perdersi. Perché le sorelle sono quelle che ti aiutano a misurare la strada, a comunicare con il resto del mondo in momenti di apparente o reale difficoltà, sono un complice o un ostacolo da spianare per diventare quello che sei, sono quel folletto che ti riprende quando sei smarrito, quel demone che implacabile ti spinge a fare i conti con te stesso e la vita.

Lidia Ravera disegna con linguaggio fresco, ironico e fortemente critico, come si addice alla sua penna, quel legame naturale eppure misterioso che unisce due esseri umani dalla nascita, collocandolo nella confusione esistenziale e sentimentale di un mondo sempre più segnato dalla mancanza di rapporti reali, e spingendoci inevitabilmente a indagare il nostro profondo e umano bisogno di “sorellanza”.

Tournée 2019/2020

Susegana (TV) – Sala dei Conti del Castello, 5 ottobre 2019
Coriano (RN) – Teatro CorTe, 7 novembre 2019
Osoppo (UD) – Teatro della Corte, 9 novembre 2019
Gavi (AL) – Teatro Civico, 15 novembre 2019
Piedicavallo (BI) – Teatro Regina Margherita, 16 novembre 2019
Bistagno (AL) – Teatro Soms, 22 novembre 2019
Chiaverano (TO) – Teatro Bertagnolio, 23 novembre 2019
Milano – Teatro Gerolamo, dal 30 novembre all’1 dicembre 2019
Saluzzo (CN) – Teatro Magda Olivero, 5 dicembre 2019

Introduzione al romanzo di Lidia Ravera

Correva l’anno 1994 e la mia sorella maggiore era morta da poche settimane, il 10 dicembre del 1993, avendo compiuto da meno di un mese 46 anni. Non riuscivo a pensare ad altro che a quanto avevo perso. La mia migliore amica, la testimone della mia infanzia, la mia piccola maestra di vita.
Pensavo a lei ossessivamente, con un dolore sordo monotono e invadente, che non lasciava spazio ad altre passioni.
La Prima Repubblica stava crollando sotto i colpi degli avvisi di garanzia.
Il primo grande scandalo politico-morale stava minando la fiducia nei partiti, e quindi, come un quarto di secolo dopo appare evidente, la democrazia. Non ci facevo caso.
Di giorno mi barcamenavo fra il lavoro e la cura della mia nuova famiglia (avevo appena adottato mia nipote, orfana anche di padre, una burocrazia rapida, fra consanguinei), che improvvisamente contava due figli, non più uno solo, due figli, un maschio e una femmina. Di notte scrivevo e piangevo.
Oppure ricordavo e ridevo, elaborando il lutto a modo mio.
Il frutto di quelle insonnie piene di spavento e di nostalgia, furono un racconto lungo e un romanzo breve.
“Sorelle” e “ Sorelline”. La protagonista di “Sorelle” era lei, la mia migliore amica, la testimone della mia infanzia, la mia piccola maestra di vita.
Le protagoniste di “Sorelline” erano due ragazzine di 13 e 17 anni, Angelica e Carlotta, separate dalla separazione di una coppia di genitori quarantenni decisi ad inseguire le loro necessità amorose a scapito delle figlie. Narcisi, distratti, ostinatamente giovani.
Maturi mai. Come voleva l’epoca, del resto, come avevamo voluto noi, la generazione che ha lottato per i diritti civili ( aborto, divorzio), ma soprattutto per legittimare la ricerca costante di una qualche forma di felicità per se stessi. Quelli del “tutto e subito”, nemici giurati della maturità che chiede sacrifici.
“Sorelle” è diventato , dopo dieci anni, uno spettacolo teatrale molto amato (con Lina Sastri e Patrizia Zappa Mulas, regia di Emanuela Giordano). “Sorelline” lo è diventato adesso, teatro, per volontà di una attrice, Marina Massironi, che ha letto, per caso credo, e amato il testo. E ha dato voce e vita ad Angelica e Carlotta con Nicoletta Fabbri, per la regia di Elisabetta Ratti. Titolo: La somma di due.

Ho visto lo spettacolo in anteprima, l’anno scorso. Mi sono divertita e sorpresa. Non rileggo mai i miei libri (ci mancherebbe). Non ricordavo altro che le circostanze in cui l’ho scritto, Sorelline. Mi sono sorpresa perché tutti, in sala, ridevano. E ridevo anch’io. Ridevo delle fantasiose iperboli dietro cui la piccola Angelica occulta un dolore che non riesce a nominare.
Ridevo della programmatica lievità buddista con cui la maggiore, Carlotta, cerca di ristabilire l’equilibrio infranto dai genitori.
Ridevo, perché il testo è molto spiritoso.
E mi chiedevo: ma come ho fatto? E’ la commedia più brillante di tutta la mia lunga carriera e l’ho concepita inzuppando di lacrime il cuscino, atterrita di fronte alla prospettiva di dover vivere senza mia sorella, per un’intera vita, e anche, me lo ricordo perfettamente, di dover diventare la madre di sua figlia.
Prodigi della letteratura?
O forse effetti collaterali di una determinazione ferma e irrevocabile: farcela.
Non perdere la voglia di cercare sorelle .
Per continuare a giocare.

Galleria fotografica

foto di Marina Alessi